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Un aceto singolare

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Un aceto singolare

Si sa, del latte non si butta via niente… un momento! Ma quello non era il maiale?! Non solo il suino nella tradizione contadina, soprattutto alpina, veniva utilizzato fino all'osso (è proprio il caso di dirlo!) anche il latte, come molte delle altre scarse risorse a disposizione delle famiglie delle Alpi rurali, veniva sfruttato fino all'ultima goccia! Dopo averlo scremato, trasformato in burro, formaggio e ricotta, del latte non rimaneva che il siero. Spesso il siero (chiamato in dialetto tramaduch) in qualità di scarto della produzione casearia, veniva dato in pasto ai maiali; in una certa quantità però veniva conservato per un particolare uso… gastronomico!
Il siero infatti veniva lasciato fermentare in questo curioso contenitore in legno dotato di beccuccio dispensatore e ad esso veniva aggiunta l'acetosella (erba spontanea molto diffusa e dal sapore acidulo). Il contenitore infine veniva posto in un angolo della cantina e lasciato riposare per lunghi periodi, completamente ricoperto da rami di larice: questa singolare copertura serviva probabilmente a mantenere costante la temperatura del liquido in fermentazione e non è da escludere che, in qualche modo, sfruttasse le note proprietà balsamiche ed antibatteriche del larice per migliorare le qualità di questo singolare aceto.

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